Per il rispetto dovuto alle migliaia di persone incontrate in questi mesi e che hanno aderito al
Comitato in occasione delle serate d’informazione tenute in diversi Comuni trentini e che
proseguiranno per espressa richiesta della “gente comune” , ci sentiamo in dovere di replicare
all’intervista rilasciata dal Presidente del Parco Adamello Brenta .
IL Comitato opera con il supporto di un qualificato Comitato scientifico che ci accompagna in tutte
le serate proprio per smascherare l’auto – dichiarata scientificità di un progetto assurdo di
reintroduzione dell’orso che non corrisponde ad alcuna richiesta della popolazione residente
ma ad un progetto ideologico di wilderness ** (di cui a margine si riporta il concetto ). Così
infatti è stato definito il Life Ursus nel recente incontro di Carisolo dal Prof. Annibale Salsa che
ha dichiarato che il suo impegno , a fianco del Comitato, è sollecitato dalla sua coscienza morale
al fine di distinguere la scienza dallo scientismo ed aiutare, fin dove possibile, a ristabilire una
vita serena per la popolazione che vive e fa vivere la montagna.
La reintroduzione dei grandi carnivori – orso e lupo infatti è percepita , dalla popolazione che
vive sulla propria pelle gli esiti di questo progetto, come un dogma imposto , una camicia di
forza sulla gente che viene espropriata della libertà di muoversi sui propri territori , di
svolgere le attività vitali dal punto di vista socio-economico ( non solo attività tradizionali ma il
turismo incluso ) che sono l’antidoto allo spopolamento che noi riteniamo, sia il vero fine di
questi progetti per i quali non si rendono palesi altri motivi comprensibili e condivisibili.
La condizione per l’attuazione del progetto era l’ ACCETTAZIONE da parte della popolazione , La
conferma dell’accettazione non si codifica certo in articoli di giornale , incontri o altre azioni
riportate dal Presidente del Parco Adamello Brenta in maniera poco puntuale . Se ci sono atti ,
come delibere dei Consigli Comunali interessati , non solo quelli dell’area del Parco però in
quanto , era già nel progetto che l’orso non sarebbe rimasto in aree circoscritte ma l’obiettivo era
quello di invadere quanto più territorio possibile con questa “ mite presenza” , questi devono
essere resi noti . Quali atti hanno assunto gli enti proprietari del territorio : Asuc, Regole,
Consortele, Magnifica Comunità ? Se ci sono questi atti , questi sono i documenti da
pubblicare sul sito del Parco, sarà interessante leggerli. Si pubblichino anche i dati puntuali del
sondaggio che si dice sia stato fatto all’epoca : numero di persone intervistate, residenza , tipo
di domanda posta ed esito . Ad oggi sono tutti documenti che non sono stati resi disponibili.
L’affermazione poi che il progetto non fosse stato presentato anche come fonte di attrattiva
turistica , non trova certo conferma , tenuto conto dell’ utilizzo massiccio dell’immagine
dell’orso utilizzata per la comunicazione da parte del Parco così come la commercializzazione dei
noti peluche ed altri gadget con il nome dei primi orsi traslocati dalla Slovenia .
Ed infine, l’aspetto più serio , la definizione di omicidio colposo per quanto accaduto al caro
Andrea. La definizione lessicale di omicidio è la seguente : omicidio colposo, quando si cagiona
la morte per negligenza, imprudenza o imperizia oppure per violazione di leggi, regolamenti, ecc.
Ebbene , il nostro Comitato ritiene che il fatto di avere deliberatamente portato in aree montane
abitate, animali che, per la loro natura, sono definiti – GRANDI CARNIVORI – quali orsi e lupi ,
in presenza di una normativa : la direttiva HABITAT , che vieta ogni azione di gestione o
interventi immediati in caso di difesa della pubblica incolumità o di danni a cose e persone ( come confermato nei fatti , dalle enormi difficoltà incontrate dalla nostra Provincia nel poter
intervenire a seguito dei tragici fatti che si sono manifestati ) è da considerarsi imprudenza e
imperizia sicuramente ma proseguire, nonostante i tragici eventi successi ( riconosciuti e non )
che sono fatti oggettivi e non fake news nel difendere il progetto e le azioni conseguenti, può
essere definita negligenza.
Per il Comitato insieme per Andrea – Il Presidente Ing. Pierantonio Cristoforetti
Coordinatrice del Comitato Scientifico – Franca Penasa
** Area Wilderness” è il mantenimento di uno stato morfologico e paesaggistico di zone rimaste
ancora selvagge nonostante i millenni di civilizzazione e sviluppo che hanno caratterizzato il nostro
pianeta. Essa vuole quindi significare, come soggetto territoriale, la preservazione di una
situazione ambientale e paesaggistica antica, dove le forme della natura possono evolversi
liberamente e senza condizionamenti o interferenze umane; antica anche nel senso che in essa vi
si potranno sempre riscontrare le identiche situazioni
L’Area Wilderness è quindi un luogo prevalentemente privo di strade e di moderne costruzioni, e
può più comprensibilmente tradursi con “spazio selvaggio”. La denominazione ha origini
americane ed è legata ad un concetto di conservazione dell’ambiente naturale, omonimamente
definito, che mira alla salvaguardia degli ultimi territori e zone non antropizzati del mondo
mediante un duraturo vincolo di tutela.